Sul futuro del Partito repubblicano italiano/Il nostro riferimento è il gruppo liberaldemocratico europeo

Quando nuovi spazi si aprono

di Carlo Buffoli

In occasione del rinnovo dell'abbonamento alla "Voce", ho ricevuto ed iniziato a sfogliare il libro di Michele Spera. Che, devo dire con qualche brivido e un po' di nostalgia, mi ha consentito di ripercorrere la nostra lunga storia, parte della quale - nonostante i 20 anni di tessera - non ho potuto vivere direttamente. Non mi sono però stupito per la capacità dei repubblicani degli anni 1960-80 di pensare, inventare, scrivere, provocare, proporre argomenti e soluzioni, attualissimi ancora oggi. Allora, è vero, lo spazio per divulgare queste idee lo si trovava, non c'era questa "omogeneizzazione" dell'informazione e i giornali davano spazio anche alle idee dei partiti non solo in base alle loro dimensioni. Ma oggi è davvero questo tipo di informazione che ci costringe all'angolo o c'è dell'altro? Badate bene che non parlo di valori o di ideali. Parlo di idee.

Magari siamo noi, magari mancano queste idee, o manca una "base" di proposte pratiche che possano poi trasferirsi in modo omogeneo, anche se personalizzate, sul territorio. O manca il territorio che porta esperienze, idee e progetti a livello nazionale per poi elaborare programmi compiuti. La sensazione è che si sia fermato, da parecchi anni, il ciclo produttivo delle idee del nostro partito. Non ne partono e non ne arrivano. Comunque se ne vedono poche. E per quelle che ci sono mancano la capacità, la forza, la convinzione, l'immagine per farle uscire, per portarle nelle case, nelle fabbriche, negli uffici, nei negozi, nella metropolitana. E' una situazione contingente, esterna (legge elettorale, contesto storico), e non è "colpa"di qualcuno, questo voglio che sia chiaro. Per esempio è stato un buon lavoro quello svolto da Giorgio La Malfa al ministero delle Politiche comunitarie due legislature fa, valoroso quello di Antonio Del Pennino come presidente del Comitato per il referendum abrogativo sulla Legge 40, coraggioso l'impegno sul nucleare (ma quanti dubbi irrisolti sul problema scorie..). E poi poco altro, soprattutto che sia vicino al "sentire comune" delle persone.

Forse è per questa carenza che da molti anni nel PRI si parla solo di schieramenti e di "‘vicinanze" politiche. E di dover per forza scegliere con chi stare. In questo modo qualche seggio - sempre meno, però - si è portato a casa e la struttura del partito è sopravvissuta. Oggi nemmeno questo serve più, visto che i due soli deputati eletti si sono divisi su gruppi diversi, non rendendosi conto (spero) dello scherno cui sottopongono l'intero partito o di ciò che ne resta. Le responsabilità sono certamente personali ed io non voglio e non posso entrare nel merito. Si nota solo che il secondo deputato eletto è scomparso dal partito, dal giornale del partito, sembra non esista. A meno che non si guardi sul suo sito personale. In compenso c'è qualche "ritorno" al passato di ex che, dopo essere caduti in disgrazia in Forza Italia, improvvisamente si "ricredono". Ecco, io non ci "ricrederei".

Insomma, questo dibattito, impostato così, sembra destinato a confermare che il Pri non produce più idee ma "precisazioni" da progetti altrui. Che sia una corrente del Pdl, o sia "sciolto" nel partitone di Berlusconi, la fine non cambia. Personalmente trovo fastidiosa questa idea che i repubblicani debbano decidere di andare in un'altra casa, non importa come e con chi. Già una alleanza è una forzatura (accettabile anche per il futuro, intendiamoci) figuriamoci la fusione.

Abbiamo però un punto di riferimento, che è il gruppo liberaldemocratico europeo, di cui facciamo parte (per ora solo di nome). Partiamo almeno da qui per prendere queste ultime decisioni, anche se per ora a rappresentare l'Italia ci sono solo i deputati di Di Pietro. E guardiamo anche le opportunità di questa apparente semplificazione del panorama politico: infatti non limita, ma apre nuovi spazi per chi "non ci sta" a morire. E se noi "non ci stiamo" ci giochiamo il futuro ma ci riprendiamo la politica e la libertà, anche - perché no, e qui torno all'inizio - di tornare ad esporre e diffondere in ogni città dove il PRI ancora c'è qualche nostro vecchio manifesto (penso a quel "Ora si può", con la freccia nel prato) in occasione delle elezioni europee. Chissà che almeno non porti bene. Forse il tempo c'è, anche se la sensazione è che sia già tutto deciso.